La formica venne ad aprire reggendo una di quelle vecchie lampade a olio.
Che cosa vuoi? — chiese con un tono che non prometteva nulla di buono.
Ho fame, ho freddo… — balbettò la povera cicala. Dietro di lei si vedeva
la campagna già coperta di neve, e carico di neve era anche il suo largo cappello
estivo, e persino il violino appeso alle sue spalle.
Ah sì? esclamò la formica in tono di scherno. — Io ho lavorato tutta
l’estate per accumulare le provviste per l’inverno. Ma tu, nelle giornate di sole
così lunghe e così calde, che cosa hai fatto?
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