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Scopri i puzzle Leonardo da Vinci
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Scopri insieme a noi i nostri puzzle Leonardo da Vinci e immergiti pezzo per pezzo nei puzzle d’arte rinascimentale.
L’ arte di Leonardo è una carartterizzata dalla grande riscoperta dell’uomo, del suo intellotto e della scienza come strumento di scoperta.
Abbiamo scelto i puzzle di Leonardo da Vinci per entrare nel profondo legamente tra uomo e studio del mondo
Infatti ciò che colpisce dei dipinti diLeonardo è la ricerca continua dei segreti celati nella natura.
Le sue opere sono intrise di un profonda ricerca scientifica e la cura chirurgica del particolare è esperessione di questo atteggiamento.
Per questo o noi di puzzle arte vogliamo farvi scoprire le opere de lLeonardo attraverso i suoi puzzle.
Osservare le sue opere in tutti i particolari e scoprirle pezzo per pezzo significa intraprendere un viaggio in mono eceltticco e meraviglioso.
Una mente geniale da scoprire ad ogni piccolo tasello
L’inizio dell arte di Leonardo
Il primo tempo dell’attività di Leonardo da Vinci è definito dal periodo trascorso negli studi nella grande bottega del Verrocchio. Di questa importantissima prima fase di sperimentazione artistica appartengono alcune Madonne realizzate con grandissima abilità da Leonardo, in cui la sorgente luminosa è duplice, frontale e dal fondo. Leonardo tende, seguendo il gusto dell’epoca, a ottenere l’effetto del rilievo e a questo scopo accentua l’andamento curvilineo dei contorni. Tuttavia le opposte incidenze della luce impediscono al chiaroscuro di « girare» in un senso solo e quindi di stagliare scultoreamente le figure dallo sfondo, infatti questa luce di diffonde sulle forme con un primo effetto di «sfumato ».
Ad esempio La Madonna del garofano è molto vicina al busto della dama col mazzolino del Verrocchio: la mano in avanti; la luce che batte sul petto, vibra nella stoffa increspata allo scollo, si riflette tremula sul volto. Il viso sereno tra i capelli ricciuti in cui s’impiglia e scherza la luce; i contorni volutamente indecisi perché la figura appaia immersa in un mezzo atmosferico imponderabile, ma non privo di densità e movimento.
Più volte i pittori fiorentini avevano cercato di dare alla forma dipinta la saldezza della forma scolpita: all’opposto, la scultura interessa il giovane Leonardo perché non ha contorni definiti e perché è un corpo immerso nella luce e nell’atmosfera naturali.
Infatti è chiaro che Leonardo vuole controllare la giustezza del rapporto tra sorgente e schermo, e regolare a trasmissione continua e «naturale » della luce.
Per questo pone un estrema attenziona allo studio del paesaggio.Il modo di rappresentare le scena in lontananza caratterizzano lo studio di Leonardo: pervasi da una luce densa e vibrante, il lo studio del paesaggio è chiaramente spiegato da un disegno a penna, datato 1473, e rappresentante un tratto della valle dell’ Arno.
Il paesaggio di Leonardo
Il segno non delinea i contorni delle cose, ma forma un fitto tessuto di tratteggio orizzontale, obliquo e, in alcune parti (alberi), semicircolare, ad alone.
Il pittore vuol qui imprimere nelle cose un’atmosfera densa che riempie lo spazio e che le cose illuminano coi loro riflessi od oscurano con le loro ombre. E già importante che Leonardo abbia osservato come l’atmosfera non sia perfettamente trasparente ed abbia una densità e un colore.
Il Botticelli partiva dall’immagine o dalla nozione abituale delle cose, e la raffinava, spiritualizzava, sublimava fino a consumare la cosa e a raggiungere l’idea; Leonardo esclude la nozione proprio perché è ancora portatrice di un’idea a priori, e parte dal puro fenomeno, da ciò che si vede con gli occhi prima di sapere che si tratta di alberi, di fiumi o di rocce.
Lo spazio di Leonardo: la prospettiva dell’aria
Nel Quattrocento Brunelleschi e Piero della Francesca erano riusciti con la próspettiva delle lineare, a sfondare la superficie dipinta, cioè a dare l’impressione della terza dimensione. La prospettiva è stata senza ombra di dubbio la più grande rivoluzione pittorica della storia.
Immaginatevi il primo film dei fratelli Lumière, immaginatevi la prima volta che che apparvero i colori in TV, immaginatevi la gioia del primo uomo sulla luna.
Tutto questo è niente in confronto alla mistica esperienza che dovevano vivere le prime persone davanti allo spazio prospettico.
Grazie al rinascimento Italiano l’intero spazio è ora descrivibile in maniera fedele su un foglio di carta.
Nel ‘500 con le ricerche di Leonardo si pervenne alla prima prospettiva dei toni, ossia aerea.
Il risultato fu sorprendente, questo principio ha permesso ai pittori dell’epoca di raggiungere la perfezione nella rappresentazione dei soggetti. Un esempio della prospettiva aerea è questo: ad un pittore che dipinga un paesaggio, una montagna si presenta prima di ogni altro particolare essa ha un tono grigio-azzurro quand’è lontana, un tono più tenue là dov’è più alta; inoltre muta nei vari toni di azzurro con il mutare della luce del giorno. Ciò avviene perché tra l’occhio e la cosa da dipingere è interposta l’atmosfera: più distante è la cosa dall’occhio, più spessa è la massa d’aria che impedirà di vedere i colori degli oggetti:
« e tante sono le varietà delle distanze, nelle quali si perdono i colori, quante sono le varietà del giorno, e quante sono le varietà delle grossezze o sottilità dell’aria, per le quali penetrano all’occhio le specie dei colori delli predetti oggetti » (Leonardo)
Per l’effetto « dell’aria grossa » che si trova interposta tra l’occhio e gli oggetti, i contorni degli stessi man mano che si allontanano dalla vista si vedono sempre meno delineati, mentre la forma si vede un poco vaga, come se svanisse nell’ombra.
Questa è la famosa invenzione di Leonardo detta lo « sfumato »: il pittore renderà evanescenti i contorni mediante velature di colore, rendendo una forma indefinita e confluente nell’altra « Chiunque abbia tentato di disegnare un volto, sa che ciò che noi chiamiamo espressione si cela soprattutto in due tratti: gli angoli della bocca e gli angoli degli occhi. Ora sono precisamente queste parti che Leonardo ha lasciato volutamente indefinite, immergendole in una morbida ombra. Ecco perché non siamo mai sicuri d’animo con cui Monna Lisa (La Gioconda ) ci guarda.Infatti la sua espressione pare sempre sfuggirci.
La gioconda e la sua fama
Del 1503 è il notissimo ritratto di Monna Lisa del Giocondo, detto la Gioconda.
E’ un dipinto a olio su tavola di legno di pioppo conservato nel Museo del Louvre di Parigi.
La Gioconda è un’opera iconica ed enigmatica della pittura mondiale, si tratta sicuramente del ritratto più celebre della storia nonché di una delle opere d’arte più note in assoluto. Il sorriso impercettibile del soggetto, col suo alone di mistero, ha ispirato tantissime pagine di critica, letteratura, opere di immaginazione e persino studi psicoanalitici; sfuggente, ironica e sensuale, la Monna Lisa è stata di volta in volta amata e idolatrata ma anche derisa o aggredita.
Leonardo fu veramente il maestro insuperabile del disegno e si servì di preferenza della penna e più di rado, della sanguigna e della matita nera Mediante i disegni affermò il suo genio e documentò gli interessi che ebbe in tutti i campi dell’attività umana: dalla pittura alla scultura, all’architettura, meccanica, idraulica, arte militare, botanica, zoologia, anatomia.
Egli seppe interpretare la bellezza della natura e indagare sulla vita degli uomini, degli animali e delle piante; il suo disegno, fatto di linee mosse e di chiaroscuro sapiente, è un mezzo espressivo di uno stato d’animo e dei caratteri di un oggetto, anche umile.
L’ultima cena
Leonardo non amava la tecnica dell’affresco, la cui rapidità di esecuzione, dovuta alla necessità di stendere i colori prima che l’intonaco asciughi imprigionandoli, no era sicuramente compatibile con il suo metodo, fatto di continui ripensamenti, aggiunte e piccole modifiche.
Scelse di dipingere quindi su muro come dipingeva su tavola. Infatti i recenti restauri hanno permesso di appurare che l’artista, lavorò al dipinto usando una tecnica tipica della pittura su tavola.