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Scopri i puzzle Salvador Dalì
oppure leggi tante informazioni e curiosità su salvador dalì
Scopri insieme a noi i nostri puzzle Salvador Dalì e immergiti nella storia del grande pittore Surrealista del Novecento. Dalì non fu solo un pittore, ma fu senza dubbio una delle figure più abili e innovative di tutta la storia dell’arte. trasformando lo stesso ruolo dell’artista.
La sua arte è un inno al pensiero e ella studio delle psiche umana.
Per noi di Puzzle Arte i puzzle Salvador Dalì sono uno strumento meraviglioso per poter entrare intimamente nelle opere del grande maestro spagnolo.
Infatti il puzzle è uno strumento di silenzioso rapporto tra l’opera e tu che lo stai costruendo. Cercando ogni pezzo delle opere di Dalì ti immergerai nella sua spettacolare vita. Prova anche tu i Puzzle Salvador Dalì
La storia di Salvator Dalì
Salvador Domingo Felipe Jacinto Dalí i Domènech, primo marchese di Dalí de Púbol è stato un artista surrealista spagnolo rinomato per la sua abilità tecnica, il disegno preciso e le immagini sorprendenti e bizzarre nel suo lavoro.
Nato a Figueres, in Catalogna, Dalí ha ricevuto la sua educazione formale in belle arti a Madrid. Influenzato dall’impressionismo e dai maestri del Rinascimento sin dalla giovane età, divenne sempre più attratto dal cubismo e dai movimenti d’avanguardia. Si avvicinò al Surrealismo alla fine degli anni ’20 e si unì al gruppo surrealista nel 1929, diventando presto uno dei suoi principali esponenti. La sua opera più nota, persistenza della memoria, fu completata nell’agosto 1931 ed è uno dei dipinti surrealisti più famosi.
Le tappe e le trasformazioni di Dalì
Salvador Felipe Jacinto Dalí y Domenech nasce a Figueras in Catalogna l’11 maggio 1904.
Nel 1921 frequenta la Real Academia de Bellas Artes de San Fernando a Madrid dove stringe amicizia con il poeta Federico García Lorca e Luis Buñuel.
Tiene la prima personale alle Galeries Dalmau di Barcellona e nello stesso anno viene espulso dall’Academia e l’anno successivo si reca a Parigi e incontra Picasso.
Successivamente collabora con Buñuel al film Un Chien Andalou. Alla fine dello stesso anno torna a Parigi e incontra Tristan Tzara e Paul Eluard. In questo periodo esegue i suoi primi dipinti surrealisti e conosce André Breton e Louis Aragon.
Negli anni trenta l’artista collabora a diverse pubblicazioni surrealiste e illustra le opere di scrittori e poeti surrealisti e lavora con Buñuel ed Ernst alla realizzazione del film L’ Age d’or.
Infine nel 1933 tiene la prima personale negli Stati Uniti alla Julien Levy Gallery di New York.
Le critiche e il percorso individuale surrealista
Nel 1934 Dalì riceve una severa critica dal gruppo surrealista verso la fine di questo stesso decennio effettua alcuni viaggi in Italia per studiare l’arte del XVI e XVII secolo.
All’inizio degli anni quaranta si rifugia negli Stati Uniti dove si occupa di produzioni teatrali, scrive, illustra libri e dipinge.
Il Museum of Modern Art di New York allestisce un’importante retrospettiva della sua opera che in seguito andrà in giro per gli Stati Uniti.
Le prime tele di soggetto religioso risalgono agli anni 1948-1949. Retrospettive della sua opera sono allestite nel 1954 a Roma a Palazzo Pallavicini, e nel 1964 a Tokyo, Nagoya e Kyoto.
Infine nel 1980 allestisce un’importante retrospettiva a Parigi al Musée national d’art moderne, Centre Georges Pompidou.
L’artista muore a Figueras il 23 gennaio 1989.
La giraffa infuocata e Freud
Il tema del corpo umano a cassetti, del resto, è una costante nella produzione
artistica di Dalí, che lo riproporrà più volte sia in scultura, in una sarcastica
parodia della Venere di Milo sia in pittura.
Ad esempio nella Giraffa infuocata un piccolo olio, l’idea dei cassetti torna prepotentemente alla ribalta.
La simbologia psicoanalitica appare evidente. E l’artista stesso a spiegarcela affermando che dopo gli studi di Freud
il corpo umano e oggi pieno di cassetti segreti che solo la psicoanalisi è in grado di aprire.
E quei cassetti sono spesso pieni delle nostre paranoie e dei nostri tabù. All’artista, come a un ladro, spetta il compito di aprirli e di frugarvi dentro alla ricerca dell’essenza vera dell’uomo, che è poi l’unica refurtiva che veramente conta.
Il dipinto rappresenta, sullo sfondo d’un paesaggio desolato e primitivo, una grande figura femminile in primo piano. Essa ha al posto della testa una massa informe, mentre le mani, scheletrite, sono anch’esse macchiate di sangue.
Il corpo, innaturalmente slogato all’altezza del bacino, è puntellato da varie stampelle e cassetti si aprono, inquietanti e vuoti, sia in corrispondenza del seno sia lungo la gamba sinistra.
Infine a sinistra, in lontananza, la giraffa infuocata del titolo si staglia contro l’immenso cielo cupo, allegoria di violenza e di morte.