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Affreschi pompeiani: festeggiamo una nuova apertura con un puzzle

Festeggia con noi la riapertura della “Domus del frutteto” regalandoti il puzzle “La fanciulla offerente” che ritrae uno dei più bei affreschi pompeiani presenti nella Villa dei Mestieri di Pompei.

Gli affreschi pompeiani e la storia quotidiana

Gli affreschi pompeiani raccontano con minuziosità ed estremo realismo gli usi e i costumi romani di circa 2000 anni fa.
Infatti ci permettono di vivere le attività quotidiane degli abitandi di questa città scomparsa ed appassionarci alla sua incredibile vicenda. Ma ripercorriamo insieme l’incredibile susseguirsi di vicende di Pompei dalla sua fondazione alla sua scomparsa nel 79 d.C.

La storia di Pompei

Pompei sorge su un altopiano di formazione vulcanica, sul versante meridionale del Vesuvio, a circa 30 metri sul livello del mare ed a breve distanza dalla foce del fiume Samo, in una suggestiva posizione, decantata già in epoca romana anche da Seneca nel I secolo d.c.
La popolazione che fondò Pompei era sicuramente osca, ma è dubbio se il nome stesso della città derivi dal greco o dall’osco.
La fortuna della città fu sin dall’inizio legata alla sua posizione sul mare.
Tuttavia il 24 agosto del 79, scoppiò la tragedia.

Fin dall’alba apparve sul Vesuvio una grande nuvola a forma di pino; alle dieci del mattino i gas che premevano dall’interno fecero esplodere la lava solidificata che ostruiva il cratere del vulcano, riducendola in innumerevoli frammenti. Innumerevoli lapilli furono scagliati su Pompei, insieme con una pioggia di cenere tanto fitta da oscurare il sole. Tra terribili scosse di terremoto ed esalazioni di gas venefici, la città cessò di esistere quello stesso giorno, e rimase per secoli sepolta sotto una coltre di oltre sei metri di cenere e lapilli.

Pompei sepolta

Il 24 agosto del 79 d.C. fu la data della sua prima eruzione in epoca storica. In precedenza dovette aver vissuto un lungo periodo di quiescenza. Abbiamo il resoconto di quei terribili giorni in due lettere che Plinio il Giovane scrisse a Tacito. In esse l’autore descrive anche la morte dello zio, Plinio il Vecchio, soffocato dai fumi e dai gas eruttivi sulla spiaggia di Stabia.

«Una nube si formava (a coloro che la guardavano così da lontano non appariva bene da quale monte avesse origine, si seppe poi dal Vesuvio), il cui aspetto e la cui forma nessun albero avrebbe meglio espressi di un pino. Giacché, protesa verso l’alto come un altissimo tronco, si allargava poi a guisa di rami: perché, ritengo, sollevata dapprima sul nascere da una corrente d’aria e poi abbandonata a se stessa per il cessare di quella o cedendo al proprio non avrebbe potuto più uscirnepeso, si allargava pigramente. A tratti bianca, a tratti sporca e chiazzata, a cagione del terriccio o della cenere che trasportava avevano chiuso occhio.[…] Già la cenere cadeva sulle navi, tanto più calda e densa più si approssimava già della pomice e anche dei ciottoli anneriti  cotti e frantumati dal fuoco; poi ecco un inatteso bassofondo e la spiaggia ostruita da massi proiettati dal monte. (Plinio approda a Stabia)[..]Già faceva giorno ovunque,ma colà regnava una notte più scura e fonda di ogni altra, ancor che rotta da fuochi e varie luci[…]«

Pompei e Stabia furono sepolte sotto una coltre di cenere e i lapilli, mentre  Ercolano fu sommersa da un mare di fango ad eruzione terminata. I danni furono enormi (si stima che solo a Pompei morissero circa 2000 persone): l’imperatore Tito istituì una commissione per i soccorsi e destinò ai superstiti i beni recuperati.

I primi tentativi di ricostruzione di Pompei e di altri centri furono spazzati via da una nuova eruzione nel 202 e nel 472. Nel 512 Teodorico, re dei Goti, condonò le imposte ai sudditi colpiti da un’altra eruzione. Molte altre ne seguirono fino al 1139.

Segui un lungo periodo di stasi in cui il Vesuvio si ripopolò e si ricoprì di vegetazione fino alla cima. Ma l’attività vulcanica riprese improvvisamente il 16 dicembre 1631. Tutti gli abitati vicini furono distrutti, morirono circa 3000 persone e il fumo oscurò il cielo fino al Golfo di Taranto per più giorni.

Da allora le eruzioni furono numerosissime e infine l’ultima eruzione si ebbe nel marzo 1944. Il vulcano, ancora attivo, è attualmente in fase di quiete.
Della città quasi si perse la memoria, al punto che, quando alla fine del XVI secolo l’architetto Domenico Fontana, nel costruire un canale di derivazione del Sarno, scoprì alcune epigrafi e persino edifici con le pareti affrescate, non vi riconobbe i resti dell’antica Pompei.

I primi veri scavi nell’area di Pompei, mostrarono immediatamente la magnificenza degli affresschi pompeiani ed ebbero inizio nel 1748 per volontà del re Carlo  di Borbone. Purtroppo accadeva spesso che gli edifici man mano portati alla luce venivano spogliati di oggetti ed opere d’arte e quindi nuovamente ricoperti.

Dal 1860, con l’avvento del Regno d’Italia, i lavori affidati alla direzione di Giuseppe Fiorelli furono condotti con sistematicità e rigoroso metodo scientifico. Il Fiorelli  intuì fra l’altro la possibilità di ottenere calchi delle vittime dell’eruzione colando del gesso liquido nel vuoto lasciato dai corpi, ormai dissolti, nella cenere solidificata. Questi calchi, nell’Antiquarium di Pompei, costituiscono una delle più tragiche testimonianze della catastrofe.

Oggi Pompei ci appare in quasi tutta la sua estensione e ci riporta al giorno in cui il destino fermò il corso della sua storia: la vita sembra essersi interrotta un istante fa. Le scritte elettorali sui muri, le suppellettili domestiche, le botteghe, tutto sembra ancora vivo. La tragedia di Pompei non ha distrutto la città, vi ha solo fermato il tempo per restituircela con l’aspetto che essa aveva in quel preciso giorno del 79 d.c.

Entrando nella città si scoprono i meravigliosi affreschi pompeiani e le sue straordinarie opere d’arte.
Nei pressi della porta d’ ingresso(Porta Marina) un cancelletto dà accesso alla cosiddetta Villa Imperiale, con un lungo portico realizzato davanti alle mura e databile alla fine del I secolo a.C. Interessantissima è la decorazione pittorica del triclinio, piuttosto complessa, che presenta tre grandi pannelli dipinti con Teseo che  sconfigge il Minotauro, Arianna abbandonata da Teseo e Dedalo ed Icaro.

L’Antiquarium di Pompei, fondato nel 1861 e distrutto dai bombardamenti durante l’ultimo conflitto mondiale, è stato ricostruito nel 1948 secondo moderni criteri museografici, in modo da offrire un quadro il più possibile completo della storia della città. Nell’ingresso sono sistemate alcune sculture provenienti da edifici pompeiani, mentre alle pareti sono appese pitture di IV stile provenienti dal Portico dei Triclini.

Voltando a sinistra in Via della Fortuna, raggiungiamo ben presto la Casa del Fauno, una delle più lussuose abitazioni di Pompei.
Risalente all’età sannitica (quando era un’ampia ma modesta casa), sul finire del II secolo a.C. giunse ad occupare un’intera insula e raggiungendo un’estensione enorme e ricevette una sontuosa decorazione a stucco e mosaici. Il saluto HAVE scritto in tessere policrome sul marciapiedi di fronte alla porta d’ingresso accoglie ancora oggi i visitatori di questa magnifica dimora.

A duecento metri dalla Villa di Diomede è la Villa dei Misteri, in cui sono racchiusi stradinari tesori come i Riti dionisiaci dipinti sulle pareti su uno sfondo di forte rosso pompeiano. Questo grandioso edificio è tra i più interessanti di Pompei, per l’armoniosa e singolare disposizione degli ambienti e per la superba decorazione pittorica. Sorto nella prima metà del II secolo a.C., fu più volte modificato ed ampliato; ora si presenta come una costruzione quadrilatera circondata da terrazze panoramiche, da un giardino pensile e loggiati. Una villa magnifica che cela tutti i segreti di riti passati.[/vc_column_text][vc_single_image image=”3288″ img_size=”full” alignment=”center” css=”.vc_custom_1572638259868{margin-top: 30px !important;margin-bottom: 30px !important;}”][vc_column_text]

Il frutteto di pompei

Da pochi giorni il grandissimo annuncio: la “casa del Frutteto” è stata restituita al pubblico. Infatti, i visitatori del Parco Archeologico di Pompei avranno la possibilità di ammirare la Domus appartenuta probabilmente ad un ricco produttore vinicolo della città Romana di Pompei.

I grandiosi ritrovamenti di questa domus del periodo Flavio dell’alto IMpero Romano. Tuttavia l’ipotesi di un’abitazione vinicola è emersa quando, durante gli scavi, nel 1951, nel giardino della casa furono rinvenute molte anfore destinate a contenere vino. Tra gli utensili della casa, si trovò anche un grande bollitore, che i romani utilizzavano per riscaldare l’acqua da mescolare al vino. I visitatori potranno osservare da vicino i meravigliosi affreschi della Domus mentre i restauratori sono ancora all’opera. L’apertura ufficiale al pubblico è prevista a febbraio.

Infatti grazie al tema dei giardini, l’offerta , che quest’anno Pompei offre è tutta “green”. L’importanza alla “natura” non solo come ricostruzione paleobotanica delle realtà antiche, ma anche con la ricostruzione di giardini storici.

Il progetto della foresta di Sherwood.store sostiene e prende parte a questa bellissima iniziativa tanto bella quanto semplice: dare vita ai Giardini di 2000 anni fa.

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