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Scopri i puzzle Hokusai
oppure leggi tante informazioni e curiosità su hokusai
Scopri insieme a noi i nostri puzzle Hokusai ed entra nel meraviglioso mondo dell’arte Giapponese con i colori e la forza del Grandissimo maestro giapponese.
Infatti attraverso i puzzle Hokusai potrai conoscere il mondo dell’arte di uno dei più grandi artisti di tutta la storia.
Il Puzzle è uno dei modi più divertenti ed affascinanti per scoprire l’arte pezzo per pezzo. Per questo, con i puzzle Hokusai potrai scoprire le i particolari delle sue più belle opere.
Costruendo pezzo per pezzo i puzzle Hokusai ti immergerai nel mondo della pittura Giapponese e dell’estremo oriente.
La produzione di Hokusai si può dire sterminata: dipinti, disegni, stampe sciolte, libri illustrati, in numero forse incalcolabile. Una sorta di frenesia simile a una fame insaziabile lo costrinse a non abbandonare praticamente mai il pennello e i colori.
La nascita e la famiglia di Hokusai
Nato il 31 ottobre 1760 nel quartiere di Honjo nel distretto di Katsushika, nome vicino al fiume Sumida nella capitale del Giappone Edo (l’odierna Tokyo), il suo nome di infanzia fu Tokitaro.
Riguardo ai suoi genitori esistono a tutt’oggi delle incertezze. Sembra infatti che il pulitore di specchi Nakajima Ise, al servizio dello shögun Tokugawa, presso il quale Hokusai trascorse la sua infanzia, fosse in realtà un padre adottivo; non è altresì improbabile che Tokitaró fosse il frutto di una relazione illecita di Nakajima con una concubina, ipotesi che spiegherebbe il motivo per cui il piccolo Hokusai non fosse stato destinato a continuare il mestiere del genitore.
Se l’aneddoto dell’adozione fosse vero, resta il mistero riguardo all’identità dei veri genitori di Hokusai: non è infatti verificabile l’ipotesi secondo cui suo padre naturale fosse stato Kawamura Hichiroemon, un artista noto col nome di Bunsei, nonostante l’iscrizione sulla lastra tombale nel tempio di Seikyoji a
Tokyo, dove Hokusai fu sepolto, riporti il cognome Kawamura.
Riguardo alla moglie di Nakajima Ise, madre adottiva di Hokusai, ella sarebbe stata figlia di Kobayashi Heihachirő, uno dei protagonisti del Chūshingura, nota comunemente come “la vendetta dei quarantasette rönin“.
Spunto per numerose creazioni letterarie, teatrali e artistiche, il Chűshingura era uno dei temi preferiti dal pubblico giapponese: si narravano le gesta di alcuni samurai che dedicarono la vita a vendicare l’uccisione del proprio signore. Hokusai illustrò tale tema una volta già nel 1790 e in altre occasioni in seguito, per cui sembrano infondati gli aneddoti riportati dai biografi dell’artista secondo cui egli affermò più volte e pubblicamente di non
volersi cimentare con quel tema che lo riguardava così da vicino.
L’adolescenza di Hokusai
Già negli anni dell’adolescenza Hokusai cambiò per una prima volta il suo nome: da Tokitaró a Tetsuzo (“il magazzino del ferro”). È in questa fase che il giovinetto fu assunto come fattorino in una biblioteca di libri a prestito, un lavoro che immaginiamo gli consentì di raggiungere un certo grado di cultura che gli permettesse quanto meno la lettura dei difficili caratteri di origine cinese, così come è credibile che questo incarico lo avesse avvicinato alla letteratura classica e ai temi più importanti della tradizione culturale del suo paese.
A circa quattordici anni il giovane Hokusai iniziò a lavorare come apprendista presso un laboratorio di intaglio xilografico, dove si mise subito in luce cominciando già nel 1775 a ricevere delle commissioni, tra le quali l’intaglio
di alcune tavole per uno sharebon (“libri alla moda”, per lo più di carattere licenzioso) di Unchusha Sancho.
Questi formativi anni dell’adolescenza e della prima giovinezza furono perciò il preludio a una vita tutta dedicata all’arte e alla grafica in particolare.
Le trasformazioni di Hokusai
Dall’età di sei anni ho la mania di copiare la forma delle cose, e dai cinquanta pubblico spesso disegni, tra quel che ho raffigurato in questi settant’anni non c’è nulla degno di considerazione. A settantatre ho un po’ intuito l’essenza della struttura di animali e uccelli, insetti e pesci, della vita di erbe e piante e perciò a ottantasei progredirò oltre; a novanta ne avrò approfondito ancor di più il senso recondito e a cento anni avrò forse veramente raggiunto la dimensione del divino e del meraviglioso. Quando ne avrò centodieci, anche solo un punto o una linea saranno dotati di vita propria se posso esprimere un desiderio, prego quelli tra loro signori che godranno di lunga vita di controllare se quanto sostengo si rivelerà infondato.
Dichiarato da Manji il vecchio pazzo per la pittura.
Scrive Hokusai di se stesso nei primi due volumi delle Cento vedute del monte Fuji (Fugaku hyakkei), pubblicati tra il 1834 e il 1835.
In questa sorta di telegrafica autobiografia, composta quando aveva ormai raggiunto i settantacinque anni. Infatti l’artista dichiarò con estrema chiarezza
i passi affrontati nel corso della sua già lunga vita.
Essa è inoltre una sorta di manifesto programmatico nel quale Hokusai espresse con serenità, nonostante la già venerabile età, la propria volontà di proseguire gli studi, di continuare a ricercare attraverso il pennello e l’inchiostro la perfezione, la bellezza e la verità, i segreti della vita.
Il nome di Hokusai
La sua fede nel buddhismo era d’altronde nota, tanto che il nome Hokusai, letteralmente “studio della stella del nord” con cui firmò i propri lavori a partire dal 1796, fu scelto come segno di devozione nei confronti di Myöken, incarnazione di Hokushin, la stella polare, divinità del pantheon della scuola buddhista fondata da Nichiren.
Hokusai cambiò più volte il proprio nome come a sottolineare le più importanti
svolte stilistiche della sua opera e del suo pensiero. Questa abitudine, se da un lato ha creato non pochi problemi di attribuzione, è d’altro canto il più diffuso e coerente metodo utilizzato dagli studiosi per riconoscere i passaggi fondamentali della sua arte, variegata come quella di solo pochi altri artisti nella storia dell’umanità.
L’opera più famosa di Hokusai
Il suo lavoro più noto è la serie degli ukiyo-e, Trentasei vedute del Monte Fuji, creata tra il 1826 e il 1833. Consiste di 46 stampe tra cui La grande onda di Kanagawa è la più celebre di queste vedute, che ben descrive la moderna contrapposizione tra forza della natura e fragilità dell’uomo.