Salvador Dalì la persistenza della memoria – Puzzle 1000 pezzi

Descrizione dell’opera

Salvador Dalì la persistenza della memoria

In Persistenza della memoria vediamo un paesaggio desolato, probabilmente ispirato a Port Lligat, il tratto di costa spagnola dove scelse di
abitare dal 1930 con Gala, la moglie sottratta a Paul Éluard che divenne sua musa.

Questo è un dipinto del 1931 e divenne delle opere più riconoscibili del Surrealismo. Esposto dal 1934 il dipinto è nella collezione del Museum of Modern Art (MoMA) di New York City , che lo ha ricevuto da un donatore anonimo.
Persistenza della memoria dipinto incarna la teoria di Dalí della “morbidezza” e “durezza”, che all’epoca era al centro del suo pensiero. Come ha scritto Dawn Adès

Gli orologi morbidi sono un simbolo inconscio della relatività dello spazio e del tempo, una meditazione surrealista sul collasso delle nostre nozioni di ordine cosmico fisso

Gli orologi si sciolgono come in un’immagine di un quadro precedente Il grande masturbatore  datato 1929, dove il viso deformato dell’artista è assediato da un gigantesco insetto che lo succhia e viene rappresentato come un’architettura fantastica la cui unità si divide in figurazioni diverse: un fiore bianco, il busto di una donna, i fianchi di un uomo-bambola

Il Paesaggio Surrealista Dalì

Il paesaggio surrealista di Dalí unisce un meticoloso realismo ottico a un’elaborazione del dettaglio irrazionale in contesti enigmatici, stile che l’artista motiva così:

Tutta la mia ambizione è materializzare immagini di irrazionalità concreta con il più totale furore di precisione, perché il mondo dell’immaginazione e dell’irrazionalità concreta possa essere oggettivamente evidente, della stessa densità, della stessa durata, dello stesso spessore persuasivo, conoscitivo e comunicabile che ha il mondo esteriore della realtà fenomenica

Dalì Guggenheim

Dello stesso anno del dipinto di Salvador Dalì la persistenza della memoria è un paesaggio senza titolo conserto nella collezione di Peggy Guggenheim.
Questo paesaggio si collega a una serie di dipinti, datati dal 1930-31, di figure nude o abbigliate, spesso dal corpo in parte composto di conchiglie e ciottoli. Queste figure si stagliano su rive rocciose, desolate, che potrebbero essere state ispirate a Dali dalla natale Cadaqués. Le linee
d’orizzonte alte, le ampie distese di spazio vuoto, i particolari rappresentati con precisione e l’uso di limitate tonalità cromatiche di questi quadri,
indicano l’influenza dello stile di Yves Tanguy.
Tuttavia, a differenza delle forme biomorfiche astratte di Tanguy, il vocabolario figurativo di Dalí è identificabile. In questa opera la donna, la cui figura è mostrata solo fino ai fianchi, si sottrae enigmaticamente allo sguardo dell’osservatore, mostrando solo la schiena e il capo, nel quale si apre una cavità traboccante di conchiglie e rocce. Sulla cassa toracica stanno ammucchiati piccoli ciottoli, e ciò che resta dei capelli è rappresentato in una massa solida e ondulata.
Dalí carica la scena di implicazioni erotiche: il polso è legato con una sottile fune ciondolante a un ramo stentato; all’orizzonte una figura
bianca, senza volto, fa appena capolino da un nascondiglio tra le rocce.
Il fatto che Dalí sostituisca alla testa e ai capelli della donna le conchiglie può avere attinenza con la sua esperienza personale. Quando il padre lo
disconosce, Dalí si rade a zero, seppellisce i capelli con gusci vuoti di ricci di mare e sale le vicine colline di Cadaqués, per meditare sul paesaggio della giovinezza