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Scopri i puzzle Egon Schiele
oppure leggi tante informazioni e curiosità su egon schiele
Scopri insieme a noi i nostri puzzle Schiele e immergiti nella storia del grande pittore espressionista Austriaco.
La sua arte è un inno al pensiero, alla critica e allo studio delle psiche umana.
Per noi di Puzzle Arte i puzzle Schiele sono uno strumento meraviglioso per poter entrare intimamente nelle opere del grande maestro della secessione Viennese
Infatti il puzzle è uno strumento di silenzioso rapporto tra l’opera e tu che lo stai costruendo. Prova anche tu i puzzle Schiele
La pittura espressionista austriaca
In Austria l’Espressionismo artistico non si sviluppò, come in Germania, a partire da gruppi organizzati, ma come opera di artisti che non erano in relazione diretta: suoi due pionieri, Oskar Kokoschka ed Egon Schiele.
Entrambi avevano personalità molto forti, incapaci di formare legami di
durevole collaborazione. Questo individualismo li portava a non credere, inoltre, in un’arte totale di valenza collettiva, cosa che spiega anche come mai entrambi siano stati tanto portati all’autoritratto e a una figurazione di carattere autobiografico.
La storia di Egon Schiele
“Lei disegna meglio di me”
disse Klimt nel 1907 al suo ex allievo Egon Schiele, quando questi raggiunse l’autonomia artistica.
Il giovane aveva lungamente subito il fascino della pittura del maestro. Ma i soggiorni in Germania e soprattutto a Monaco, dove partecipò regolarmente alle Secessioni e dove, nel 1911, incontrò Paul Klee gli consentirono un distacco che fu anche la sua occasione di crescita.
Infatti rispetto al maestro Gustav Klimt semplificò i fondi, mitigò l’interesse per le decorazioni ossessive e bizantine, rese il disegno più immediato e nervoso.
La psicologia “a nudo” dei dipinti di Schiele
Paesaggi spettrali e convulsi, ma soprattutto ritratti e autoritratti formano il corpus principale del suo lavoro: nella sua ampia produzione di disegni dal vero troviamo corpi nudi e tormentati, mutilati, deformati, soventi in atteggiamenti erotici.
La spregiudicatezza con la quale Schiele dipingeva modelle in pose oscene gli procurò molti fastidi, tanto che fu persino arrestato nel 1912 e condannato per diffusione di immagini immorali.
Come Freud, Schiele si avventurò nell’universo della vita privata, quel mondo chiuso nelle stanze e animato da pulsioni e timori in cui nemmeno gli artisti avevano ancora osato entrare davvero: tranne che per le sacre famiglie (che fu-
rono per lui fonte di ispirazione), per i soggetti mitologici e per pochi ritratti familiari in posa.
Raramente i moti affettivi, oltre che sessuali, erano stati soggetto dell’arte.
Infatti Schiele getta sul proprio corpo e su quello delle sue modelle uno sguardo crudo, al tempo stesso appassionato e ghiacciato dall’osservazione. Leva i vestiti, mostra i segni della magrezza o del piacere, affronta tabù del comportamento come l’omosessualità femminile e l’autoerotismo, riduce l’anatomia a quella di esseri scorticati.
La famiglia e l’abbraccio di Schiele
L’abbraccio mostra la lotta e la morsa di due corpi legati da amore e odio disperati: lei è la modella che poi Schiele abbandonò per sposare Edith.
Nel suo ultimo quadro importante, La famiglia (iniziato nel 1917 e mai finito) rappresenta se stesso con la moglie accovacciata tra le sue gambe, protetta da tutta la sua figura, la cui anatomia risulta come dilatata per fare posto alla giovane donna. Questa, a sua volta, tiene tra le gambe un bambino come lo avesse appena partorito, come se l’artista stesso lo avesse partorito per il tramite di lei.
La progressione che incastra le figure una dentro l’altra è rispettata anche dal colore, strumento del simbolismo: bruno per il fondo, marrone per la pelle dell’uomo, rosato per quella della donna e chiaro per il viso del bimbo.
L’artista ritratto guarda in direzione dello spettatore, mentre la madre e il bambino guardano verso uno stesso punto sulla destra: è solo lui il mediatore tra il mondo esterno e la propria famiglia.
Questo dipinto è stato iniziato quando Schiele si preparava al ruolo di padre e mai finito (la moglie morì incinta di sei mesi), il dipinto racconta quanta parte della propria felicità e quanto rilievo, in generale, l’artista delegasse all’ambito privato.
Morì egli stesso stroncato dall’influenza, la micidiale “spagnola” del 1918, otto anni dopo i suoi esordi e poco dopo avere raggiunto i primi riconoscimenti
importanti.