La Kunstschau del 1909 aveva fatto emergere gli orientamenti artistici delle generazioni più giovani, che stavano imboccando una strada ben diversa da quella indicata dall’utopia secessionista, gettando Klimt in un’impasse creativa.
Infatti per tre anni il maestro avrebbe realizzato ben poco, ma nel 1912, a partire dal secondo ritratto della Bloch-Bauer, ritroverà un proprio binario, ormai lontano dal “periodo d’oro” e chiamato abitualmente “stile fiorito”.
Quest’ultima fase deve il proprio nome alla vivacità cromatica che la caratterizza, ma anche a un rinnovato interesse decorativo, sebbene l’artista utilizzi ora un repertorio ornamentale non più ispirato a Bisanzio o ai bassorilievi assiri, bensì all’Estremo Oriente.
Per questo motivo nella Vergine l’esplosione di colori accesi blu, giallo, rosso, verde e viola acquista anche una valenza simbolica, riferita alla condizione psicologica della giovane.
Il turbine di sensazioni che la animano è ben espresso dall’aggrovigliata composizione ed è amplificato nella ruota di corpi femminili che fanno da corona alla protagonista.
La vergine è colta nel momento del sonno, rappresentato dalla testa piegata, dagli occhi chiusi e dalle braccia aperte, ma il pittore non sottolinea stavolta l’abbandono, quanto l’intensa attività onirica.
Infatti il sogno e la sensualità sono nuovamente legati e si materializzano nelle figure languide e provocatrici, i cui occhi sono invece ben aperti, uscite dalla coscienza della ragazza.
Si tratta di un universo esclusivamente femminile. Infatti la fantasia della dormiente non viene proiettata dunque su un uomo, ma si concentra piuttosto su se stessa, sull’istintività e sul potere che caratterizza le donne klimtiane.
L’opera prevedeva un pendant (un dipinto realizzato i coppia) nominato La Sposa, non terminato a causa della morte del pittore nel 1918.
Recensioni
Ancora non ci sono recensioni.