Rivera trascorse gli anni tumultuosi della rivoluzione messicana (1910-20) dipingendo e viaggiando all’estero. Al ritorno nel suo paese natale nel 1921, ha esaltato le tradizioni e gli indigeni messicani, rendendoli un soggetto centrale del suo lavoro. Come ricordò in seguito
Il mio ritorno a casa ha suscitato in me una gioia estetica impossibile da descrivere. Ovunque ho visto un potenziale capolavoro: tra la folla, i mercati, le feste, i battaglioni in marcia, gli operai nelle officine, i campi, in ogni volto splendente, in ogni bambino radioso.
Questo dipinto, raffigurante una festa dei fiori tenutasi il Venerdì Santo in una città allora chiamata Santa Anita, fu incluso in una mostra personale del lavoro di Rivera al MoMA nel 1931. Solo il secondo artista, dopo Matisse, a ricevere questo onore, Rivera fu, all’epoca, una celebrità internazionale: il New York Sun lo salutò come “l’artista più chiacchierato di questa sponda dell’Atlantico”.