La pittura e la musica
Le riflessioni sui rapporti tra pittura e musica convinco infine Kandinskij che la pittura deve essere sempre più simile alla musica e che i colori devono sempre più assimilarsi ai suoni. La musica, infatti, è pura espressione di esigenze interiori e non imita la natura: dunque è di per stessa astratta.
Anche la pittura, secondo Kandinskij, deve essere astratta, abbandonando l’imitazione di un modello. Solamente una pittura astratta, cioè non figurativa, dove le forme non hanno attinenza con alcunché di riconoscibile, liberata dalla dipendenza con l’oggetto fisico, può dare vita alla spiritualità.
Kandinskij racconta che lentamente in lui si sviluppò una sorta di abilità nel non notare l’oggetto nel quadro, nel lasciarselo sfuggire.
Molto più tardi, a Monaco, un giorno rimasi colpito da uno spettacolo inatteso, proprio quando stavo tornando nel mio studio. Il sole tramontava; tornavo dopo aver disegnato ed ero ancora tutto immerso nel mio lavoro, quando aprendo la porta dello studio, vidi dinanzi a me un quadro indescrivibilmente bello.
All’inizio rimasi sbalordito, ma poi mi avvicinai a quel quadro enigmatico, assolutamente incomprensibile nel suo contenuto, e fatto esclusivamente di macchie di colore. Finalmente capii: era un quadro che avevo dipinto io e che era stato appoggiato al cavalletto capovolto.
Il giorno dopo tentai, alla luce del sole, di risuscitare la stessa impressione, ma non mi riusci. Benché il quadro fosse ugualmente capovolto, distinguevo gli oggetti, e mancava quella luce sottile del tramonto. Quel giorno, però, mi fu perfettamente chiaro che l’oggetto non aveva posto, anzi era dannoso ai miei quadri.
Da ora in poi sarà sempre più difficile individuare forme note nei dipinti di Kandinsky, mentre assumeranno sempre più rilevanza gli accostamenti di colore che comporranno in maniera da dar luogo a una vera e propria festa per gli occhi.